martedì 31 maggio 2022

Disciples of the Crow (1983)


Una recensione molto vecchia apparsa su "Le Recensioni di Robydick" nel lontano 2012. 

Cortometraggio ispirato al racconto Children of the Corn originariamente pubblicato nel marzo 1977 su Penthouse e poi edito nella famosa e ampiamente saccheggiata raccolta Night Shift (1978) in Italia A Volte Ritornano, girato un anno prima della trasposizione cinematografica ufficiale di Fritz Kiersch, Children of the Corn/Grano Rosso Sangue (1984) con Linda Hamilton e Peter Horton.

Dirige e sceneggia John Woodward con Johnny Stevens a curare la fotografia, e si può tranquillamente affermare che si tratta di una pregevole riduzione del breve testo kinghiano, tenuto conto del budget miserrimo, molto, molto fedele allo spirito e all'atmosfera del racconto d'origine. Sembra un film uscito direttamente dagli anni settanta, con un sottile ma costante senso d'inquietudine che dura dall'inizio alla fine. La trama è nota, i bambini di una comunità di agricoltori dediti alla raccolta del grano, in preda ad un delirio mistico, uccidono tutti gli adulti sacrificandoli alla misteriosa entità conosciuta come "Colui che cammina dietro i filari". Capitati per sbaglio nella cittadina di Gatlin, Nebraska (il corto è invece ambientato in Oklahoma), Burt e Vicky (Eleese Lester e Gabriel Folse), una coppia in crisi, si ritrovano braccati dai giovani assassini. 

Molto efficace, specialmente nella prima parte, questo esordio di Woodward, in particolare nel sottolineare l'atmosfera minacciosa e desolata della cittadina, in questo senso la scena iniziale in chiesa, con il volto di Cristo che si tramuta in teschio e i bambini che si scambiano un silenzioso messaggio all'insaputa degli ignari genitori, è notevole e degno di essere ricordato. Il massacro dei genitori è solo suggerito (la scena notturna con il bambino che si presenta in camera della madre con ascia in pugno) ma non rovina affatto la fruizione dell'operina di Woodward che, anzi, corre spedita fino alla conclusione senza tediare lo spettatore, complice pure la breve durata dell'operazione tutta. Una trasposizione dignitosa, fedele al racconto di King (con qualche inevitabile cambiamento avvenuto per ragioni di tempo e budget, finale a parte, che si distacca dalla versione dell'autore) che trova nel cortometraggio la sua dimensione ottimale, anche se la saga di Children of the Corn conta una cosa come nove capitoli (con alti e bassi paurosi, compreso il recente remake televisivo diretto dal produttore del capostipite Donald P. Borchers).

Il corto di John Woodward (che girerà solo altri due titoli, il delirante Neurotic Cabaret/Attrazione Carnale della mia Vicina, 1990 che non è un porno e Vice [2000] ma distribuito solo nel 2005 con Bo Hopkins e Randall "Tex" Cobb) fa parte della famosa o famigerata filiera dei cosiddetti "Dollar Babies", cioè quelle trasposizioni su pellicola che Stephen King concede ai giovani filmakers e agli studenti di cinema facendosi pagare i relativi diritti per un solo dollaro, godendo di un permesso speciale e di un contratto di esclusività firmato con l'autore. I più famosi tra i "Dollar Babies" sono senza ombra di dubbio il corto dell'allora giovanissimo Frank Darabont The Woman in the Room (sempre da Night Shift) e The Boogey Man di Jeff Schiro, senza contare il piccolo film di Woodward, editati poi in VHS dalla Granite Entertainment Group Interglobal Home Video nel 1986 per la serie Stephen King's Night Shift Collection. Disponibile pure da solo con il corto The Night Waiter

Originariamente pubblicato su "Le Recensioni di Robydick"  il 31/03/2012.

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sabato 14 maggio 2022

The Rift (1990)


Ecco un film che non vedevo da anni. Jack Scalia e  R. Lee Ermey, alla ricerca di un sottomarino inabissatosi misteriosamente, trovano una schifosa entità organica che produce feti umanoidi e altre amenità. Fine. 

Il povero Juan Piquer Simon veniva dritto dritto da Slugs, quindi ci aveva già abituati ad una sana dose di disgusto e raccapriccio. Certo ci aveva pure abituati ad un cinema di pura, purissima serie B (quasi Z, dice qualcuno là in fondo) ma come si fa a voler male al vecchio Juan (tra l'altro scomparso proprio l'anno scorso) uno che ha diretto Pieces, Supersonic Man con Antonio Cantafora e pure quell'assurdo slasher con echi lovecraftiani intitolato La Mansìon de los Cthulhu o Chtulhu Mansion se più vi piace. Impossibile. Si può forse maltrattarlo per quello stile grezzo, raffazzonato, terzomondista con cui girava le sue pellicole, ma da qui a metterlo in croce, Vostro Onore, ce ne vuole.

La visione in sala me lo faceva ricordare come un'immonda ciofeca (impossibile resistere al richiamo di quella locandina con "La Cosa" virgolettato e sparato a grandi lettere), parliamo sempre di questo La Grieta (The Rift per la distribuzione internazionale), invece non è poi tanto peggio degli altri horror "marini" usciti pressoché nello stesso periodo (vedi Leviathan, Creatura degli Abissi, financo Alien degli Abissi del nostro Margheriti); è un film onesto, dignitoso, con un plot risaputo ma che non fa una piega e girato con una certa malcelata ambizione (forse grazie a qualche dollaro extra, non troppi comunque, elargitogli da Francesca De Laurentiis, che compare nei credits in qualità produttrice). Se vi sembra poco, mi dispiace. Non è impresa semplice rimestare sempre la solita minestra  e  trasformarla in una pietanza perlomeno commestibile e, soprattutto, gustosa. Sempre considerando gli ingredienti a sua disposizione, il nostro Piquer ne è uscito a testa alta (più o meno) aiutato pure dal reparto make-up dello specialista Colin Arthur, dalla fotografia opaca di Juan Marinè e da un cast rispettabile con i già citati Scalia e Ermey (ancora lontano dalla macchietta redneck del Non Aprite quella Porta di Nispel) e pure un Ray Wise (pre Twin Peaks) che rimane seduto e muto per tutto quanto il primo tempo per  poi diventare il malvagio della situazione. Niente nudi, purtroppo la bella Deborah Adair veniva dalla TV e non ci pensò neanche per un attimo a separarsi dalla sua tutina. 

VHS della RCA/Columbia Pictures International Video su copyright della Dister Video and Film, Cod. 11899 del 1990, con immagine tagliata ai lati e con una resa sonora accettabile, sia per il doppiaggio che per i rumori di fondo, data anche la distribuzione nei cinema italiani.

La Cosa degli Abissi

Titolo originale: "La Grieta" aka "The Rift"

Anno:1989

Regia: Juan Piquer Simòn

Cast: Jack Scalia, R. Lee Ermey, Deborah Adair, Ray Wise, John Toles Bay, Ely Pouget.

Durata: 82 minuti

VHS: Rca/Columbia Pictures International Video Cod. 11899. Film per Tutti. 

Originariamente pubblicato su "Malastrana VHS" il 5 ottobre 2012.


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martedì 3 maggio 2022

Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento (1983)


Dopo il grande successo della serie "Pierino" ad Alvaro Vitali non mancarono le occasioni di diventare protagonista principale della commedia ottantesca. Fulgido esempio ne è questo Paulo Roberto Cotechiño, Centravanti di Sfondamento, in cui Arvaro nostro si sdoppia in due ruoli, il campione brasiliano del titolo (scoperta parodia di Falcao) e l'idraulico Alvaro Cotechino, ingaggiato da una copia peggiorativa di Bearzot, Marzotti (Cristiano Censi) allenatore del Napoli, per sostituire il giocatore sfruttandone la incredibile somiglianza.

Francesco Milizia e Nando Cicero giocano in casa, tanto per restare in tema, e scrivono per Luciano Martino un copione su misura per Vitali che con il senno di poi finisce con l'assomigliare al Maradona/Ron Jeremy di Cicciolina e Moana "Mondiali", il cui rimando non è tanto campato in aria visto che Moana, nel film di Cicero, compare per la nostra e la vostra gioia, dividendo la scena nientemeno che con Franca Valeri, proprio nel ruolo di un'adescatrice che ha il compito di sfiancare sessualmente i giocatori. Nel bis italico non si butta via niente. Chi apprezza, da queste parti può trovare una summa della commedia italiana dei primi anni ottanta. Era il periodo in cui le commedie sul calcio godevano di un certo successo e Cicero contribuisce da par suo con una serie di gag che vanno dallo scatologico allo slapstick, con Alvaro ed il grande Mario Carotenuto protagonisti assoluti, più la solita parata di caratteristi sempre graditi a chi scrive, ma non solo, quali Vittorio Marsiglia (il direttore d'albergo), Enzo Andronico (lo jettatore), Nino Terzo e Tiberio Murgia. I quali, Terzo e Murgia, sono protagonisti della svolta inaspettata (più o meno) del plot, nel ruolo dei briganti sardi che al posto di Spadolini, decidono di rapire Cotechino.

Per chi scrive Nando Cicero rimane il più personale dei registi della commedia italica tendente verso il basso (fu anche autore di western pregevoli come Il Tempo degli Avvoltoi e Professionisti per un Massacro, oltre che aiuto regista per Francesco Rosi) e i suoi film, i migliori come i meno riusciti, sono spesso calati in un'atmosfera surreale che li rende oggetti a sé stanti nel mare magnum del bis italico (vedi L'Assistente Sociale Tutto Pepe [1981] con Nadia Cassini). Se in Paulo Roberto Cotechiño il plot prevalentemente incentrato sul mondo del calcio imbriglia un poco le redini del regista, ciò non vuol dire che non si possa assistere ad una serie di gag assurde come quella in cui Alvaro e Carotenuto sono alle prese con un distributore automatico di vivande molto particolare, tutta la parte dell'anonima sarda e i siparietti in cui Franca Valeri si fa scarrozzare in sedia a rotelle, armata di doppietta, nientemeno che dal mitico Bobby Rhodes in doppiopetto nel ruolo di Mandingo. Per il resto, Carmen Russo agita culo e tette ma non si concede più di tanto all'occhio filmico lasciando il povero Alvaro/Cotechiño in panne e costretto a chiedere un passaggio ad una squadra di calcio di sole donne, facendosi uno e trino perché vi incontrerà la sua controparte femminile. Da ricordare la presenza di Alfonso Tomas (Alfonso Mostacci, 1928-2005) nel ruolo dell'arbitro, attore teatrale e caratterista comico ricordato da una legione di appassionati per la sua performance strepitosa in Vieni avanti Cretino (1982) di Luciano Salce, nel ruolo del Dr. Tomas, il datore di lavoro pieno di tic di Lino Banfi.

Originariamente pubblicato il 13 giugno 2012 su "Le Recensioni di Robydick".

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