mercoledì 30 marzo 2022

The Toy Box (1971)


Un curioso reperto archeologico di pura exploitation.

Questo curioso La Scatola dei Giochi Erotici (1971) porta la firma "insospettabile" di R.V. Garcìa, insospettabile perché oggi è uno stimato direttore della fotografia e regista di una valanga di serie Tv, mentre ai bei tempi dell'exploitation dura e pura (più o meno) è stato autore di simpatiche chincaglierie da sale sporche e puzzolenti quali The Pleasure Machine (1969), Inside Amy (1975) e The Toy Box (1971) che tra quelli nella cesta è il più delirante e sordido.

Una coppia di spiritati pseudo-hippies (Evan Steele/Sean Kinney e Ann Myers/Ann Perry) procura allo zio mummia vivente (nel senso che se ne sta seduto immobile su una sedia) del materiale umano che per ottenere una misteriosa ricompensa contenuta nella famigerata "scatola dei giocattoli" deve prodursi in performances sessuali. Più o meno così. Non che ci sia nulla di particolarmente depravato. Almeno nella versione originale, mentre la copia italiana risulta pesantemente rimaneggiata e insertata con sequenze hard di diversa provenienza, troncando (quasi) tutto il prologo e i titoli dei testa (una delle cose migliori del film) cominciando di fatto con l'arrivo dei due protagonisti nella magione dello zio. Niente di nuovo. A parte il fatto che si perde proprio il senso ultimo della pellicola, con i giovani che vengono in qualche modo manipolati dal grande vecchio, molto probabilmente un alieno o l'emissario di una sconosciuta "forza superiore" che vuole sperimentare con il sesso, la versione originale è folle e sgangherata come solo certi prodotti del cinema marginale possono essere, un mix tra psichedelia spiccia e i fumetti sexy/horror di marca seventies con molti nudi e scene di sesso in cui i protagonisti sembrano più impacciati che arrapati. 

Grandi apparizioni di Neola Graef e Uschi Digard (quest'ultima alle prese con un letto molto particolare) entrambe uncredited e la splendida Debbie Osborne in versione "gigante" e strafatta che vale il prezzo del biglietto, almeno per gli amanti di simili prodotti. "A Pandora's Box of Freudian Depravity", vedete un po' voi. Dvd Something Weird Video in double bill con Toys Are Not For Children

Originariamente pubblicato su "L'Osceno Desiderio" il 20 gennaio 2016.

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mercoledì 9 marzo 2022

Hellraiser: Revelations (2011)

 


Una vecchia recensione apparsa su Horror.it nel lontano 2011. 

Nono capitolo della saga barkeriana imbastito dalla Dimension Films solamente per non perdere i diritti di sfruttamento del franchise, in vista del tanto strombazzato remake.

Dodici giorni e trentamila dollari. Il buon Garcia, che non è un cagnaccio ma un onesto regista di prodotti direct to video (Return to the House on Haunted Hills, Mirrors 2) con passato da effettista per Stuart Gordon, ha fatto quello che ha potuto. Quando non sia ha nulla, si deve per forza fare di necessità virtù, e il regista si sforza di rendere interessante una storia che è già morta in partenza, con la coppia di giovani debosciati che durante una vacanza in Messico, regolarmente ripresa con videocamera digitale, si ritrova per le mani la famigerata “configurazione dei lamenti” o scatola di LeMarchand. I due scompaiono misteriosamente (?), così ritroviamo le rispettive famiglie a cena a chiedersi le motivazioni di questa sparizione. Il film è tutto qua, girato tra due stanze e qualche set improvvisato che possa in qualche modo rappresentare la dimensione ultraterrena dei cenobiti, con gli effetti speciali di Gary J. Tunnicliffe (anche sceneggiatore) a chiudere il cerchio. Non c’è Doug Bradley, a cui pare sia stata inviato lo script solo pochi giorni prima delle riprese, sostituito dal carneade Stephan Smith Collins, pure doppiato, che si impegna ma è inguardabile.

Gli hardcore fan della saga probabilmente odieranno questo filmetto alla follia, visto che in confronto a questa delirante produzione, i film di Rick Bota (regista dei tre capitoli precedenti) sembrano dei blockbuster, mentre gli amanti dei film poveri , zoppicanti, sporchi e bastardi, apprezzeranno il clima da produzione terzomondista che si respira nel film di Garcia, buttato nella fossa dei leoni dai babbei della Dimension che non avevano interesse alcuno nella realizzazione di questo film, a parte il fatto di girarlo in fretta e furia per non vedersi scippati i diritti. Il che ci porta al sottile fascino decadente che questo Hellraiser: Revelations emana a più riprese, vero e  proprio “pezzo di cinema” perso in una sorta di terra di nessuno produttiva, non voluto, non richiesto, fagocitato dal mercato video e irrimediabilmente sbertucciato da critici, addetti ai lavori e da Clive Barker stesso, che, come noto, da anni ripudia questi “figli della colpa” partoriti dalla pellicola del 1987.

Destino beffardo, visto che Garcia ha voluto e cercato di omaggiare a più non posso proprio il capostipite della saga, con il “corpo cattivo” che si veste con la pelle del ”buono” seminando dubbi e distruzione nel nucleo familiare. Omaggio rozzo, povero e, forse, fuori tempo massimo che ad ogni modo sarebbe troppo facile stroncare senza pietà. Il capitolo peggiore della serie? Sicuramente, ma impossibile non amarlo almeno un poco. Senza esagerare.

Originariamente pubblicato il 28/12/2011 su Horror.it.

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